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La fine dei vent’anni

Non so come sia potuto succedere, non riesco a capacitarmene. È come guardarsi attorno in preda al panico, cercando disperatamente le chiavi della macchina nelle tasche, nella borsa, per terra perché, cazzo, le avevo in mano fino a un attimo fa e tra esattamente venti secondi inizierò ad essere in ritardo per il lavoro, non ho tempo di salire in casa a cercarle.

Io, al capolinea dei vent’anni? No, non è possibile. Io nella vita posso avere solo vent’anni, non importa quale numero segue il 2. E invece domani mi sveglierò e, come tanti altri prima e dopo di me, i vent’anni saranno un ricordo.

La fine dei vent’anni
É un po’ come essere in ritardo
Non devi sbagliare strada
Non farti del male
É trovare parcheggio
(Motta – La fine dei vent’anni)

Non li ho passati tra fine settimana in Costa Azzurra a bordo di yatch e barche a vela, a girare il mondo con lo zaino in spalla o in discoteche con tavoli riservati e champagne da sbocciare. Forse mi sarebbe piaciuto, forse no, è andata diversamente e ora so di avere la capacità di apprezzare tutto quello che mi è successo.

Li ho passati studiando poco, lavorando tanto, viaggiando ogni volta che ho potuto, prendendo treni, aerei, macchine, autobus, moto, biciclette pur di uscire dal mio orticello di certezze, pur di vedere di persona meraviglie con cui riempirmi gli occhi.
Li ho passati a volte piangendo, ridendo tantissimo, spesso arrabbiata, sempre inquieta, mai totalmente soddisfatta.

Ragazze vi prego non lisciatevi i capelli
lasciateli curare dal vento dalla salsedine del mare
perché è lì che ci spogliamo bene e ci vestiamo male
perché è lì che mostri la tua carne la tua carne fresca
perché è lì che siamo tutti uguali coi costumi a fiori
perché è lì da cui veniamo tutti e ci vogliam tornare
(Thegiornalisti – Mare Balotelli)

Li ho passati mangiando troppi carboidrati, anche troppi gelati, comprando troppe maglie a righe bianche e blu, bevendo molto vino, prendendo molto sole, amando (sì, sto per dirlo) il mare e sentendone la mancanza quasi ogni giorno, imparando ad apprezzare la campagna e la solitudine, soprattutto negli ultimi anni.

Li ho passati imparando ad accettare la possibilità di essere diversa e imparando a capire la diversità degli altri. Ho imparato che fa lo stesso anche se non so camminare sui tacchi, se non ho la piega perfetta, se per affermarmi non voglio alzare la voce.
Ci sono voluti 29 anni e circa 364 giorni per capire quando è il tempo di lasciare andare, girarsi dall’altra parte e via veloce come il vento e quando invece è ora di puntare i piedi.

Ma l’hai capito che non ti serve a niente
Sembrare intelligente
Agli occhi della gente
E che morire serve
Anche a rinascere
(Brunori sas – La verità)

Li ho passati litigando tantissimo con i miei genitori, soprattutto quando dovevo convincerli che una mia scelta era la più giusta, che non avrei perso tempo ad ascoltare le loro obiezioni.
Li ho passati rivalutando tanti loro avvertimenti e facendo la pace, trovando in loro il mio faro nel mare in burrasca.

Li ho passati con persone che non mi hanno mai mollato, altre che mi hanno accompagnato per un pezzetto e poi basta, lasciando una traccia più o meno evidente.
Li ho passati con persone che mi hanno trovato e cambiato, con persone che io ho trovato e insieme ci stiamo contaminando.

Li ho passati vedendo cambiare il mondo, assistendo impotente alla crisi del ventunesimo secolo, entusiasta della rivoluzione digitale che ha portato una nuova ondata di consapevolezza e in cui ancora credo, nonostante tutto. E, tuttavia, mi sono rassegnata davanti alla fine di molte possibilità in cui ho fortemente creduto e inseguito.

Nella vita, appena capisci che il piano B devi fartelo piacere come il piano A, tutto questo mentre t’affezioni al piano C, ce l’hai fatta.
(Ester Viola)

Li ho passati guardando tanti film in cassetta, dvd e scaricati con emule, leggendo tantissimi libri soprattutto di carta, ma anche ebook perché, non so se l’avete notato, ma i libri sono sempre la parte più faticosa di un trasloco.
Li ho passati ascoltando la radio dallo stereo della macchina e dalle app sugli smartphone, ascoltando musica su cd, su vinile, scaricata illegalmente e ri-masterizzata, da youtube, i-Tunes e da Spotify  e scoprendo che cosa bella sono i concerti.

Li ho passati affezionandomi a canzoni improbabili perché sono arrivate nel momento giusto, tipo quando ascoltavo la radio facendo la primissima doccia in casa mia e hanno passato Up&up dei Coldplay. Ora ogni volta che la ascolto non riesco a non pensare a quella prima doccia, quando ancora non c’erano le porte e nemmeno i mobili, non c’era nemmeno il lavandino a dire il vero. C’era la cucina, un materasso e il mio computer appoggiato su quel parquet color miele che tanto avevo desiderato.

Sono una foto ricordo che non ho vissuto
Una storia allegra con un finale aperto
Sono un vino annacquato ma di nascosto
Sono o non sono io non l’ho mai capito
Sono un Pinocchio appeso in una Fiat Punto
Oppure un pesce rosso molto affezionato
Sono in coda all’ingresso e non so se entro
Sono un bosco in pieno centro
(Ex-Otago – Cinghiali incazzati)

Li ho passati facendo troppi traslochi, soprattutto negli ultimi anni, e a questi traslochi sono seguiti altrettanti cambi di vita, di abitudini, di idee, di posizioni. Quel paziente e meticoloso lavoro di fine cesellatura sulla personalità che il tempo e i cambiamenti portano in regalo come fossero Re Magi. “Oppalà, questa sei tu a 30 anni, sei contenta? Te lo aspettavi?”

No, non me lo aspettavo.

Sono un’onda in un lago, una montagna al largo
So disegnare su un foglio con le parole
Sono acqua e fuoco, mi contraddico, me lo consento
Sono una casa a cielo aperto
Sono una valigia piena in una valigia più grande
Un bambino all’acquario visto dallo squalo
Sono l’ultimo ballo prima dell’addio
Sono come sono, un po’ cambiato
Hey, tu, come ti senti? Che cosa sei?
(Ex-Otago – Cinghiali incazzati)

 

 

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